Solfiti nel vino: cosa sono e a che cosa servono?
Leggendo le etichette sulle bottiglie di vino ti sarà capitato sicuramente di leggere “contiene solfiti”.
Si tratta di molecole che si formano naturalmente durante il processo di fermentazione, momento in cui i lieviti si nutrono degli zuccheri contenuti nel mosto, trasformandoli in alcool.
Ma perché vengono aggiunti i solfiti a un vino?
Nonostante siano già presenti in modo naturale, la quantità prodotta non è sufficiente per mantenere intatte le caratteristiche organolettiche e la sua qualità nel tempo.
La quantità di solfiti aggiunta dipende sia dalla qualità dell'uva sia dalla tipologia di vino prodotto. Ad esempio nel caso dei vini bianchi, la quantità di solfiti presenti è superiore a quella dei vini rossi: questo perché i vini rossi sono già naturalmente protetti dalle ossidazioni dall'azione dei tannini, contenuti in quantità nelle bucce delle uve a bacca rossa.
Nonostante la presenza di solfiti nel vino non rappresenti un pericolo diretto per la salute, esiste una quantità massima che varia a seconda del Paese di produzione.
Si tratta di molecole che si formano naturalmente durante il processo di fermentazione, momento in cui i lieviti si nutrono degli zuccheri contenuti nel mosto, trasformandoli in alcool.
Ma perché vengono aggiunti i solfiti a un vino?
Nonostante siano già presenti in modo naturale, la quantità prodotta non è sufficiente per mantenere intatte le caratteristiche organolettiche e la sua qualità nel tempo.
La quantità di solfiti aggiunta dipende sia dalla qualità dell'uva sia dalla tipologia di vino prodotto. Ad esempio nel caso dei vini bianchi, la quantità di solfiti presenti è superiore a quella dei vini rossi: questo perché i vini rossi sono già naturalmente protetti dalle ossidazioni dall'azione dei tannini, contenuti in quantità nelle bucce delle uve a bacca rossa.
Nonostante la presenza di solfiti nel vino non rappresenti un pericolo diretto per la salute, esiste una quantità massima che varia a seconda del Paese di produzione.